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Antonio Maggio: la videointervista

In questi giorni di fine aprile abbiamo avuto l’opportunità di porre delle domande ad Antonio Maggio, il quale, direttamente dalla casa in cui sta trascorrendo questa quarantena, ci ha risposto con dei video in cui parla a cuore aperto. È sempre davvero bello collaborare con artisti che si mettono a completa disposizione. Antonio ci ha parlato del momento delicato che tutti stiamo vivendo, del suo approccio alla musica, di alcuni dei progetti che portano la sua firma, ma ha soprattutto approfondito tematiche delicate al giorno d’oggi. Andate a leggere cosa ci ha detto, ma soprattutto, se volete anche ascoltarlo cantare e suonare, scorrete giù per la videointervista completa.


Prima di iniziare, come stai? Io sto molto bene grazie e spero anche tutti quelli che ci guarderanno e ci leggeranno.


Come stai trascorrendo questa quarantena? Questa quarantena finalmente sta per terminare e mi auguro che tutti, come ho fatto io, l’abbiano sfruttata per prendere il meglio che potevano prendere. Nel mio caso ho approfittato per scrivere nuova musica, nuove canzoni. L’ho sfruttata per mettermi in gioco anche in cucina perché sono veramente una schiappa in cucina, (ride, ndr.) quindi ho cercato di imparare qualcosa e devo dire che due o tre piatti mi riescono particolarmente bene. Ne ho approfittato per vedere o anche rivedere tanti film, per leggere dei libri.. insomma, ho cercato di trascorrerla nella maniera più costruttiva possibile.


Qual è l’approccio che utilizzi nella composizione dei tuoi brani? Io credo che nella scrittura di un brano sia di fondamentale importanze l’input e per input intendo anche solo una piccola frase, piuttosto che un concetto da voler esprimere, un giro di accordi che mi intriga, una melodia particolare. Da quell'input costruisco intorno poi tutto il resto della canzone. Sono estremamente meticoloso nella scrittura di una canzone, nel senso che posso lasciarla maturare per mesi, forse un paio di canzoni hanno maturato abbondantemente anche per due anni, ma diciamo che non ho una metodologia standard. Una canzone può nascere, quindi, a partire da un input testuale, oppure musicale e di conseguenza la posso sviluppare in un arco di tempo piccolo oppure enorme. Ovviamente sempre col mio amico fido pianoforte.


C’è una canzone che hai scritto per gli altri a cui sei particolarmente legato? Se ti va parlaci della collaborazione con Patty Pravo in Padroni non ne ho, com'è lavorare con un pilastro della musica italiana? Questo è un esempio che avete nominato voi, Padroni non ne ho, ho avuto il privilegio di poterla ascoltare con la voce di un mito della musica italiana che è Patty Pravo. È successo per caso, perché abbiamo mandato questa canzone alla sua squadra di produzione e dopo poco sono stato ricontattato per dirmi che il pezzo era piaciuto tanto a Patty, quindi vi lascio immaginare i salti di gioia quando mi hanno detto così, ma ancora di più quando l’ho ascoltata. C’è una canzone che fa arte dell’ultimo disco di Emma, Basti solo tu, che ho scritto insieme ad Amara e anche a questa canzone è stato dato un surplus incredibile da parte dell’interprete. Quando si comincia a scrivere, come è stato per Emma, una canzone appositamente per quell'artista lì, la immagini cantata già con la sua voce e quando la vedi concretizzarsi all'ascolto, ti da quella sensazione di compiutezza finalmente.


Ti va di parlarci del progetto “La faccia e il cuore”? La faccia e il cuore è la canzone che ho portato sul palco di Sanremo quest’anno insieme a una grande donna che è Gessica Notaro, una grande donna e amica che ho conosciuto sul set di un videoclip di una mia canzone che è Il tempo può aspettare e da lì è nata una bellissima amicizia che è arrivata fino ai nostri giorni, quindi dura da ormai 7 anni. Il nostro incontro, quindi, risale a ben prima che le accadesse quello che tutti purtroppo sappiamo. Durante uno dei nostri ultimi incontri alla Partita del Cuore dello scorso anno, io giocavo nella Nazionale Cantanti e lei era ospite, ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti “Ma perché non proviamo a raccontare con una canzone quella che è la tua storia?” una storia di violenza in cui si possono immedesimare miliardi di altre donne che ogni giorno la subiscono; quando parliamo di violenza non parliamo necessariamente di quella che lascia segni in faccia, sul corpo, ma anche quella verbale e psicologica che subiscono migliaia e migliaia di donne quotidianamente. Da lì poi il passo è stato brevissimo nel cominciare a scriverla e realizzarla.


Che sensazioni hai provato nel tornare sul palco dell’Ariston? Tornare quest’anno sul palco dell’Ariston è stato completamente diverso rispetto alla mia precedente esperienza, quando ho vinto le nuove proposte nel 2013, innanzitutto perché sono trascorsi 7 anni e 7 anni nel percorso artistico significano tanto. Non c’era il peso della gara, ma c’era una grande responsabilità, forse maggiore, perché eravamo portavoce di un argomento così importante e delicato come lo è quello della violenza sulle donne. È stato emozionante tornare su quel palco, poi che ve lo dico a fare, in veste di ospite ancora di più ed è un’esperienza che non dimenticherò mai anche e soprattutto per la mia compagna di viaggio, ovvero Gessica, che è un inno alla vita e un esempio di forza. Io ogni volta che trascorro del tempo con lei mi sorprendo di quanto sia coraggiosa, una persona che non si è lasciata abbattere dopo tutto quello che è successo e dalla quale dovremmo imparare tutti.


Che apporti hanno dato rispettivamente Ermal Meta nella scrittura e Gessica Notaro nell'interpretazione del brano “La faccia e il cuore”? Come ho raccontato due domande fa, dopo aver lanciato questa idea con Gessica, mi sono messo subito a lavoro per scrivere la canzone, ero arrivato più o meno a metà brano o poco più e ci siamo incontrati una sera a cena con Ermal, con il quale sono molto, molto, amico e questo è probabilmente il segreto dell’entusiasmo e della genuinità di questo progetto, cioè l’amicizia che mi lega sia ad Ermal che a Gessica. Quella sera a cena quando gli ho fatto ascoltare La faccia e il cuore, ci è venuto poi facile completarla insieme, entrare in studio da lui e concluderla nel giro di pochissimi giorni. Una volta prodotta la canzone ho chiamato Gessica e le ho detto “cosa hai da fare?” non l’ho fatta neanche rispondere e le ho detto “vieni a Milano perché dobbiamo farti ascoltare la canzone che ci eravamo promessi”.


Come ti vedi tra 10 anni? Da qui a 10 anni mi auguro di aver pubblicato ancora tanta musica, tante canzoni e tanti album, quindi se ad oggi ne ho pubblicati 2 più tutta una serie di singoli, mi auguro tra 10 anni di averne pubblicati almeno 3 altri, voglio stare stretto, spero 4.


Una domanda di rito: qual è l’augurio che fai a te stesso e alla tua musica? L’augurio che faccio a me stesso e alla mia musica è relativo a questo periodo drammatico che stiamo vivendo e del quale ne risentiremo soprattutto noi che operiamo in questo campo meraviglioso quanto a volte poco considerato, quello della musica. Mi auguro che tutto il sistema musica possa scuotere le coscienze di chi dovrebbe supportarci oggi più che mai e mi auguro che si possa ritornare al più presto a un barlume di normalità, a fare musica, a stare sopra il palco e andare ai concerti. Mi auguro solo questo, semplicemente.


Prima di salutarci, gli abbiamo chiesto se avesse voglia di suonarci qualcosa, quindi dalla poltrona ci ha portati con sé davanti al piano, per regalarci una versione molto intima di La faccia e il cuore, che potete vedere e ascoltare nella videointervista qui sotto e su tutti i nostri canali social.



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