Aria, nome d'arte di Aurora Gambone, classe 2004, è una cantautrice che debutta con il singolo dal titolo "Vorrei dirti", uscito lo scorso 26 aprile per Romance Factory.
Quando un giovane si affaccia al mondo della musica è sempre positivo e se a farlo è una voce così avvolgente e limpida, allora l'ascolto è ancor più invogliato.
L'artista non ha paura di raccontare esperienze vissute in prima persona e questo si evince in modo chiaro già dal primo ascolto.
Si tratta di un brano in grado di parlare a più generazioni, perché chi non si è mai trovato di fronte a una storia d'amore finita? È proprio dalla fine di un qualcosa che Aria è pronta a dare il via alla sua strada artistica e in un'intervista si racconta quanto più possibile, con una disponibilità da far invidia.
La copertina del singolo fa pensare da il senso di immobilità, mentre tutt'intorno c'è una gran confusione. Questo è quello che volevi suscitare o l'interpretazione è sbagliata?
L'intento era far capire che quelle due persone non si sono capite, perché c’era tanta confusione nell’aria, data dal fatto che io e lui volevamo due cose diverse.
Voleva rendere questa idea, effettivamente è sempre un discorso di confusione generale e distacco dal mondo esterno, che poi sarebbe il mondo dell’amore.
Come mai questa decisione di dare inizio alla tua carriera iniziando da una fine?
Domandona. Le cose brutte sono sempre quelle che fanno “fruttare” di più, permettono di esprimersi al meglio. In questo pezzo ho raccontato una storia successa veramente, che mi ha colpito e per cui sono stata male. Sono riuscita a farci uscire qualcosa di buono e questo mi ha fatto le vibes di sceglierlo come primo singolo.
Aria non ha paura di regalare agli ascoltatori una parte così intima di sé?
Regalare l’amore, al di là di come vanno le cose, è sempre una cosa bella. Anche dalla cosa negativa prendi qualcosa. Ho fatto uscire dal brutto qualcosa di migliore rispetto a ciò che è stato.
Si guadagna sempre ad amare e ad essere amati. Io sono di questo parere e non ho avuto paura di dare al mondo questa parte di me che mi rappresenta al 100%.
Il tuo nome d'arte è un richiamo diretto all'aria; qual è la fase del processo produttivo artistico che ti da il maggior senso di aria e libertà?
Il rapporto tra il mio nome d’arte e la mia musica lo ritrovo proprio in quello che ti dicevo prima. Il fatto di poter essere me stessa raccontandomi al 100%.
Nella musica non ho paura di essere Aurora veramente, non ho filtri. Il mio nome mi rappresenta al 100%. Io vivo di musica e come essere umano vivo di Aria; la musica è la mia aria. Nella musica mi sento perfetta, cosa che non succede nella vita reale.
Hai dichiarato di aver iniziato a fare musica perché non avevi altro da ascoltare. Ma quali sono i tuoi riferimenti musicali?
In realtà ho detto questa frase perché c’è stato un periodo in cui quello che ascoltavo non mi dava quella “cura” che dovrebbe dare la musica in certi momenti. Ci sono tanti artisti che mi avvolgono, musica totalmente diversa da quella che faccio, dal rap, alla trap di cui sono fan sfegatata. I miei punti forti sono ad esempio Giorgia, Mahmood e mi piace la scrittura di Federica Abbate. Poi dipende anche un po’ dal mood.
Hai aperto il concerto di Luigi Strangis, com’è stato?
Io ero super emozionata, un po’ perché stavo aprendo un concerto al vincitore di Amici, poi perché era la prima volta che cantavo le mie canzoni in pubblico. È stata una bella botta. Ho capito tante cose, ad esempio come voglio stare sul palco e cosa voglio migliorare. La parte più bella è stata quando ho cantato una cover: vedere che la gente la cantava con me mi ha dato quel brividino che mi ha fatto venir voglia di uscir fuori.
Hai collaborato con Amici, com’è lavorare dietro le quinte di un talent?
In realtà ho sempre fatto i cori per Amici, a livello di inediti ho lavorato soltanto a “Normale” di Piccolo G. Ti posso dire, non è che c’ho capito molto di questa cosa. Alla fine ero sempre in studio, non mi occupavo neanche io di mandarle. È stata un’esperienza un po’ “relativa”, non sei tu in quel mondo, se non l’avessi detto nessuno avrebbe saputo che ho lavorato lì.
Concludiamo con la domanda di rito: qual è l'augurio che fai a te stessa e alla tua musica?
Sicuramente mi auguro di non perdere, comunque vadano le cose, la ragione e il motivo per cui scrivo e per cui faccio musica. Non vorrei mai diventasse un lavoro proprio a livello concettuale. Spero rimanga sempre una cura, un bisogno.
Sicuramente spero che la mia musica venga capita, che piaccia, non soltanto per avere un riscontro di pubblico, ma anche per dare alla gente un’amica virtuale e che possa sentirsi capita. Cantare e far sì che la gente capisca perché lo sto facendo.
Arianna D'Ambrogio
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