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Intervista a Cordio: Ermal Meta ha colto la mia verità



Cordio è il nome d'arte di Pierfrancesco Cordio, giovane cantautore siciliano. Il suo approccio con la musica avviene da piccolo. Un bel trampolino per Cordio è stata sicuramente l'avventura come opening-act dei concerti di Ermal Meta nel 2017 e nel 2018. Se si da un'occhiata alla "linea della vita" della sua carriera troviamo anche la presentazione di un brano a Sanremo Giovani. Esce nel 2019 Ritratti post diploma, la sua prima raccolta di brani, seguita da Ritratti post diploma Vol.2. E' ad ottobre che i brani racchiusi nelle piattaforme digitali passano a far parte di un disco fisico. Abbiamo scambiato due chiacchiere con Cordio già l'anno scorso, ma torniamo a parlarvi di lui attraverso un'intervista, dopo avervi racchiuso la sua carriera in pochi punti chiave.


Ciao Pierfrancesco! Bentrovato su QBMusica. Innanzitutto come stai? Secondo te il mondo musicale in cosa si troverà cambiato quando ripartirà?

Ciao amici di QBMusica! Io sto bene. Non mi sento capace di fare previsioni riguardo a questa situazione. Cerco di ascoltare il pensiero di artisti più importanti che si espongono sulla questione, come ad esempio Cesare Cremonini che è un artista che ammiro molto. C’è stata grande unione fra gli artisti, e non solo, ma la sensazione è che chi ci governa non ritiene necessario intervenire prontamente nel risolvere le criticità. Nel mio caso, mi confrontavo in questi giorni con la mia etichetta, la Mescal, nella proposta da me avanzata di un eventuale live a Milano, per lanciare un messaggio e far sì che la musica non si fermi. Purtroppo però ci sono evidenti problematiche. Non sarà facile ripartire.


Qual è stata la prima sensazione che hai avuto quando hai preso in mano il disco e hai realizzato che tutto il lavoro fatto non era più chiuso solo in un dispositivo, ma era ormai concreto?

Il giorno che ho ricevuto il disco a casa è stato il giorno in cui con grande entusiasmo e sorpresa, ho realizzato che quel momento importante era finalmente arrivato. Mi ha fatto sorridere vedere concretamente che accanto ai miei dischi preferiti, c’era anche il mio e quindi una parte di me. Questo momento felice lo paragonerei ad una convivenza con un partner, o al giorno della laurea... Momenti di realizzazione personale.


Se potessi scegliere tra tutte una canzone, diciamo “manifesto”, quella che rappresenta di più il tuo lavoro, del tuo album, quale sceglieresti?

Sceglierei senza dubbio la title track Ritratti post diploma. È la canzone che più mi somiglia, perché corrisponde al mio carattere mite, che non prevede “picchi”. Magari non sono il tipo che grida se è felice o sbatte i pugni al muro quando è arrabbiato, ma comunica in maniera diversa il suo stato d’animo, a volte malinconico. Mi piace pensare che sia un brano originale, non tanto nei nomi che si ripetono, d’altronde è una caratteristica propria di tantissimi cantautori, ma c’è una certa discorsività che la caratterizza e che sono contento ci sia.


Ti abbiamo conosciuto grazie agli opening act nei tour di Ermal Meta, che poi è diventato un amico e il produttore di questo disco. Qual è la chiave secondo te per poter lavorare al meglio con un cantautore come lui?

Lavorando con un artista come Ermal, ma in generale entrando a contatto con artisti di tanta esperienza, ti rendi sempre più conto che “non li puoi fregare”. Mi riferisco in particolar modo al momento della scrittura dei brani. Può capitare che a volte si voglia fingere nel processo creativo, come se volessimo far finta di essere qualcosa che però non siamo e questo si riflette nel brano e nella scelta delle parole. Ermal è stato fondamentale per me perché ha colto la mia verità e ciò che potevo davvero raccontare di me, quel qualcosa che probabilmente mi avrebbe reso originale e non la copia di altri. Anche quando era lui stesso ad arrangiare i brani, lasciava ampio spazio alla mia espressione.


Nonostante la tua giovane età, troviamo nei tuoi testi una maturità ben solida. Parafrasando “Quei giorni limpidi di leggerezza”, per te cosa significa attribuire un’anima alla malinconia?

Quel brano è nato insieme ad Alessandro Di Sciullo, un produttore romano molto in gamba con cui sono entrato in contatto a Milano. Nel ritornello parlo della malinconia che cambia. Credo che nella propria coscienza, durante la crescita, ci si rende conto di quanto può variare uno stato d’animo rispetto a ciò che magari a vent’anni ci faceva soffrire. C’è una mutazione continua in noi e quindi la malinconia non è mai uguale a sé stessa.


Come e perché hai scelto in una tua canzone di utilizzare l’espressione "Fuori dal blues"?

E’ una domanda intelligente e non scontata.. “Fuori dal Blues” è l’unico brano che non è stato prodotto da Ermal bensì da Giordano Colombo, producer che lavora con diversi artisti come Gazzelle e Fulminacci. Quando ci siamo ritrovati in studio mi disse una frase come “Ma in fondo Pier, che cosa ne sappiamo noi del blues”. Mi fu d’aiuto e di ispirazione perché cercavo una parola che stesse in metrica con “tu” e ho pensato che l’idea del blues potesse rendere l’idea di qualcosa di libero, che esorcizzasse uno stato d’animo triste, proprio come era per gli schiavi che cantavano per trascorrere faticose ore di lavoro e da cui poi è nato questo genere musicale che non era presente nella musica occidentale.


Fra i numerosi live di apertura ad Ermal, c’è qualche data che ricordi in particolare e di cui ci vuoi raccontare un aneddoto?

Pensando al Vietato Morire Tour, una bella sorpresa fu la data estiva all'Auditorium Parco della Musica di Roma a fine luglio del 2017. Ricordo che mi trovavo a Roma per motivi personali, credo un aereo da prendere, scambiai qualche messaggio con Ermal e lui mi colse di sorpresa invitandomi ad aprire il suo concerto la sera stessa, anche se non era stata prevista la mia presenza per quella data. Ne fui ovviamente entusiasta.


Se potessi guardarti indietro cosa diresti al ragazzo che ha iniziato a fare musica e che riponeva tante speranze in quelle note?

Se ne avessi la possibilità, gli direi di credere più in sé stesso.


Puoi darci già qualche spoiler riguardo i tuoi prossimi progetti?

Naturalmente è tutto in divenire, difficile fare previsioni come si diceva prima. Posso dirvi che mi piacerebbe molto poter suonare dal vivo nei club italiani con l’uscita del prossimo disco. È un’idea che vorrei realizzare anche ripensando al mini tour realizzato lo scorso inverno insieme ai miei musicisti, amici e compagni d’avventura. Con loro è stato come sentirsi a casa.


Una nostra domanda di rito per concludere: Qual è l’augurio che fai a te stesso e alla tua musica?

Di non tradirmi, di non cedere alla tentazione di fare musica solo per cercare il facile successo. Perseverare e non scoraggiarmi restando fedele a quella sincerità e verità che cerco di trasmettere con la mia musica.

Noi te lo auguriamo perché crediamo nel tuo valore e speriamo tu possa continuare nel miglior modo possibile verso questa strada.

Grazie di per essere stato con noi, in bocca al lupo e a presto!

Evviva il lupo! Grazie a voi e a presto!

Flavia Paoli

Arianna D'Ambrogio

Simona Valentini

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