top of page
Cerca
  • Alessia Campiti, Arianna D'Ambrogio

Intervista a Postino: tra psicologia e musica


Postino intervista

Qualche giorno fa abbiamo scambiato due chiacchiere con un artista che sta acquistando sempre più rilievo nella realtà musicale odierna: Postino.

Il cantautore fiorentino è atterrato sul web il 16 marzo scorso con il video di Blu, la sua prima canzone diventata immediatamente virale, lui stesso ammette che il successo è stato del tutto inaspettato.

Il 6 luglio scorso è uscito Latte di soia, il suo disco di esordio e attualmente sta elaborando quello che sarà il suo futuro dopo un tour in giro per l’Italia per presentare il suo progetto e raccontarsi.

Tra psicologia, influenze del passato, speranze e una spolverata di sarcasmo: l’intervista a Postino.

La realtà musicale indie odierna è sempre più affollata, qual è secondo te la chiave per spiccare sugli altri artisti?

Ti dico la verità, nel mio caso si è trattato di una casualità, non c’è stata tutta questa frenesia.

Inizialmente il disco era un regalo che volevo fare ai miei amici, poi invece quando abbiamo pubblicato il primo brano su Spotify, l’anno scorso, nell'arco di una settimana è arrivato quarto in Top Viral 50.

Si è iniziato a capire che qualcosa si stava muovendo e anche io ho iniziato a realizzare quello che stava succedendo, quindi ad impegnarmi.

Abbiamo preso un ufficio stampa e da lì in poi abbiamo iniziato ad avere strategie su come muoverci, ma inizialmente era veramente tutto per caso.

Anche se avessi una ricetta per spiccare sugli altri o fare qualcosa di meglio, non la racconterei a nessuno, però non ce l’ho, quindi..

-Come stai vivendo il successo avuto dall’uscita di Latte di soia?

Il successo è per modo di dire, non è che sia cambiato chissà cosa nella mia vita, continuo a lavorare e a fare le mie cose.

Durante l’anno scorso più o meno ogni fine settimana ero in tour.

Ora il tour estivo è finito, quindi sono più tranquillo e mi sto prendendo un po’ di pausa.

A novembre sono entrato nella scuola di specializzazione in psichiatria, quindi dovrò anche cambiare totalmente abitudini.

Il tempo sarà sempre meno, c’è da capire come potrà andare avanti questo progetto, considerando che è una passione, non il mio lavoro principale, quindi deve essere fatto nel tempo libero. Per ora è tutto in divenire.

-Hai studiato medicina, c’è stata qualche esperienza nell'ambito medico che ha influenzato la tua scrittura?

Non nell'ambito medico, perché scrivevo già i pezzi prima di iniziare a entrare nel mondo della medicina.

Diciamo che un evento particolare è stato lo studio delle materie scientifiche affrontate durante quegli anni, come anatomia, fisiologia, che poi mi hanno formato.

Nei miei brani è entrato un lessico che poteva rimandare a quel mondo, per esempio il cuore blu.

Con “blu” intendevo un cuore con il sangue deossigenato, quindi privo di emoglobina, quindi un cuore che stava per soffocare.

Ad esempio in Miope racconto la storia di un malato psichiatrico.

A livello testuale e di contenuti la medicina è entrata nella mia scrittura, ma non ci sono stati eventi che mi hanno scatenato la voglia di raccontarli in un pezzo

-Prima di esporti nascondevi la tua immagine dietro ad una busta con un cuore, come mai hai preso questa decisione quando ti sei affacciato in un mondo dove l’immagine conta tanto?

Inizialmente era perché mi stavo affacciando a un mondo di cui non conoscevo nulla e mi vergognavo abbastanza a pubblicare le mie foto e a “metterci la faccia”.

Ho cercato di approfittare del successo che “blu” stava avendo e di lasciare il nome d’arte Postino avvolto nel mistero.

Il mistero è durato circa tre mesi, poi dal primo live ad aprile ho abbandonato la busta. Inizialmente serviva più per vincere la vergogna, che per supporto a grosse strategie, poi un po’ ci ho anche giocato. È comunque una cosa fatta e rifatta da miliardi di artisti, quindi era giusto abbandonare la cosa rapidamente perché a lungo andare annoia.

È stato utile per affacciarmi a questo mondo, ma una volta presa confidenza ho abbandonato la cosa.

-C’è un artista a cui ti ispiri per la tua musica? Con chi speri di collaborare?

Del mondo attuale i cantautori che mi piacciono di più sono Brunori Sas e Niccolò Fabi, che tra l’altro ha fatto uscire un pezzo veramente molto bello.

La loro particolarità è che hanno fatto molti dischi, Brunori un po’ meno, ma sono comunque 5 dischi.

Ogni volta riescono a raccontare qualcosa di nuovo e a non essere uguali a loro stessi in quello che fanno. Questa cosa la trovo difficilmente nella scena indie pop italiana, dove si tende a ripetere gli altri e addirittura sé stessi in continuazione. Il problema è la difficoltà di rinnovarsi continuamente. Loro sono due artisti con cui sicuramente vorrei collaborare. Per quanto riguarda la scrittura, la mia impronta maggiore penso di averla avuta dal vecchio cantautorato e da quello moderno, perché sono cresciuto con miei genitori che facevano piano bar, quindi ho sempre avuto in casa vinili da Dalla, Battiato, De Gregori, Battisti, ma anche artisti moderni degli anni ‘60, ‘70, come Camerini.

Camerini è un artista degli anni ‘70 che ha fatto brani come "rock ‘n roll robot" che sono stati remixati e vanno in giro tutt’ora; è anche il padre dell’elettronica italiana, quell’elettro- vintage che ho cercato di ricreare nei brani, con gli arrangiamenti elettronici ma un po’ retro.

-Solitamente scrivi prima il testo o la musica?

Prima scrivo sempre la musica, è sempre difficile scrivere un testo e inserirlo poi in una melodia.

Tante volte non entrano proprio le parole, quindi scrivo sempre prima un accompagnamento con la melodia e ci butto dentro tante parole a caso senza un significato, poi sulla melodia cantata scrivo un testo.

-Qual è l’augurio che faresti a te stesso e alla tua musica?

L’augurio è un po’ quello di riuscire a raccontare sempre qualcosa di nuovo, anche perché le canzoni sono espressioni di noi stessi e di una determinata regola. Canzoni scritte tra i 18 e 25 anni raccontano una determinata fase, mentre quelli che verranno spero racconteranno una fase più matura e poi così ogni volta: maturi tu e la musica che fai.

Maturano gli obiettivi che hai te come persona e spero quindi di cambiare il me artista, come il me persona, altrimenti rischierei di ripetere me stesso all’infinito e annoiare. Voglio cambiare e fare cose nuove, lo faccio come passione e quindi non ho né fretta e né forzature.

Voglio fare le cose che piacciono a me con molta calma, vedrò in futuro. Adesso è un periodo in cui non sto scrivendo praticamente niente, è un periodo abbastanza morto. È impossibile scrivere a comando, spero di sentire sempre qualcosa, altrimenti mi fermerò. Quindi l’augurio che mi faccio è quello di scrivere sempre cose nuove.

Alessia Campiti

Arianna D'Ambrogio

Simona Valentini

bottom of page