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  • Sara

Mirkoeilcane: Secondo me


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Mirkoeilcane, al secolo Mirko Mancini, ha letteralmente sbancato al Festival di Sanremo.

Non avrà vinto il famoso leoncino d'oro ma di soddisfazioni ne ha avute e anche tante ricevendo oltre che i complimenti più disparati da parte della critica e dei colleghi musicisti anche diversi premi legati al festival della canzone italiana: Premio della Critica Mia Martini per la categoria Giovani, Premio Enzo Jannacci per miglior interpretazione nella categoria Nuove Proposte, Targa PMI (Produttori Musicali Indipententi) come artista che contribuisce ad accrescere il valore alla musica indipendente italiana e il premio Sergio Bardotti per consegnato ieri sera sul palco dell'Ariston e assegnato dalla giuria degli Esperti.

Ma oggi siamo qui a parlare di altro, il 9 Febbraio è uscito il nuovo disco di Mirkoeilcane intitolato "Secondo me" in cui ci porta in giro per l'Italia come una sorta di cicerone e ci racconta quali sono, secondo lui, le cose che non vanno o che per lo meno potrebbero andare meglio nel nostro paese. Lo fa con la sua scrittura ironica, sarcastica e irriverente, che a volte fa sorridere ma subito dopo pensare.

Parte il viaggio nelle nostre (spesso) cattive abitudini con "Epurestestate" (Cliccare qui) già edita tanto che su youtube è già presente il video ufficiale pubblicato qualche mese fa.

Si usa l'estate come metafora della nostra società spesso molto superficiale, che pensa a mantenere integra la propria immagine nascondendo la realtà.

"La gente qui d'estate si diverte, le bombe gli attentati ma non gliene frega niente, è più importante è più essenziale è più impellente, far muovere le natiche sul ritmo di una hit spagnoleggiante".

Viene usata l'estate come emblema del divertimento senza limiti e spensierato, talmente spensierato da non rendersi conto dei problemi, sia personali che della società, che non vanno mai in vacanza.

Questa superficialità e questa tendenza a lamentarsi senza provare a far niente di nuovo per cambiare però non si limita alla stagione estiva infatti "l'estate qui fa schifo e no non scherzo, non è che l'inverno poi sia diverso".

Anche nella canzone "Per Fortuna" si tratta di questo argomento in parte, un problema che si potrebbe definire "immobilità sociale" o meglio stare fermi davanti ad uno schermo lamentandosi e arrabbiandosi di tutto ciò che ci circonda attendendo che qualcosa evolva stando comodamente seduti sul divano senza rendersi conto che nulla può cambiare se non siamo noi ad attuare un cambiamento, l'importante è stare al passo con la tecnologia.

"Per fortuna ho un iPhone, un iPod, un iCloud e non ho resistito. Ho comprato un iPad, un iMac un iWatch e non sono pentito e me la prendo con l'ISIS se il mondo non va me la compro col leasing la mia dignità, quanto meno ho un iPhone un iMac un iPod e domani me 'ncazzo".

Questo porta a una confusione tra la vita virtuale e la vita reale fino ad arrivare alla depressione per non riuscire a risolvere le cose che non vanno avendo l'illusione di aver fatto tutto ciò che era possibile.

"Ah che bello domani mi sveglio e mi taglio le vene, molto meglio per tutti io mi levo il pensiero e anche all'INPS gli conviene. Nella tomba mi porto l'iPhone e l'iPad, se vi serve qualcosa mandate un Whatsapp, giocherò a CandyCrush se ogni tanto vi va è ben accetta una vita".

"Ventuno righe" è una delle canzoni più emozionanti e tragiche del disco insieme a "Stiamo tutti bene" che abbiamo avuto modo di ascoltare al Festival di Sanremo.

Un uomo disperato scrive "ventuno righe" nel retro di un dépliant per spiegare la sua vita e il gesto estremo di chi non ce la fa più che lui definisce "libertà".

"Morelli Alberto 50 anni, da cinque non lavoro più" così inizia la lettera lasciata su un tavolo prima del gesto estremo e continua a spiegare "L'azienda dimezzò i guadagni e io non servivo più" a questo segue un racconto di ciò che gli è rimasto nella vita "rare notizie di mio figlio, espatriato nel 2003" e la moglie che "è un angelo" che porta dentro se.

È una delle purtroppo numerose storie di chi non riesce a trovare un lavoro, soprattutto arrivati a una certa età, il restare soli e il conseguente sentirsi un "signor nessuno", conclude la lettera con una critica a chi non si è interessato della sua situazione ignorandolo dando la responsabilità a tutti, ringrazia con ironia amara e agghiacciante "grazie a questo bel paese, questa penisola di burocrazia, grazie ai politici e alle imprese per questa italica bugia".

Nel disco compare anche una dedica sfaccettata alla città di Mirkoeilcane, Roma.

"Da Qui" Ci racconta l'eterna città vista da numerosi punti di vista partendo dalla vista dall'alto in cui si vede tutta la bellezza che il mondo ci invidia "lo vedi tutto quel marmo laggiù, lo vo toccà tutto er monno" il fascino delle mille strade in cui è difficile raccapezzarsi ma non sono messe a caso perchè "è quello er trucco, Roma è fatta così, così ndo arivi te fermi" ma ci sono anche lati negativi legati alla città, si parla di furbi seduti sulla macchina blu e di coloro che si muovono con la croce al collo, di gente che arriva per comandare ma non decide mai nulla ("povera Roma ridotta così come 'na vecchia puttana") ma nonostante tutto la dichiarazione d'amore per questa città è grande "pecchè pe quanto lontano vòi annà, avoja annà dopo ar mare tanto chi nasce qui a Roma lo sa, che chi ce nasce ce more".

Procedono i racconti con "Sulle spalle di Maria" racconto di una donna che ha vissuto tante esperienze e rimane sola di fronte al mondo ormai cambiato con un gomitolo a farle compagnia insieme ai suoi dolori che si porta dentro da una vita.

Ma nel disco non mancano certo le canzoni d'amore ovviamente viste da punti di vista probabilmente diversi da come siamo abituati a sentire.

"Se ne riparla a settembre" è come un'agenda di una storia d'amore nata al tempo dei social, inizia tutto da una febbre e quindi giornate passate a guardare serie tv e a stare su facebook finché il protagonista non trova una ragazza su facebook e le chiede l'amicizia e proprio da li iniziano a chattare e per poi iniziare e far crescere la loro storia d'amore fino ad arrivare a maggio e quindi la bella stagione e la spensieratezza e con tutto questo i primi messaggi di gelosia scaturiti ancora una volta a causa dei social "i primi messaggi dettati dal dubbio dalla gelosia, "chi è questa Sofia che ti mette mi piace ora vattene lasciami in piace" e quindi si crea una specie di crisi ma arrivando giugno nasce poi la sensazione che l'amore possa andare in ferie e rimandare tutto a settembre.

"Beatrice" ci introduce nella storia di una coppia che non comunica o forse, più che altro, che non si ascolta. Ognuno ha i suoi problemi ma per mancanza di tutti e due nessuno sa quale sia il problema dell'altro e come mai l'altro si comporti in un certo modo e questo non ascoltarsi provoca una chiusura del rapporto non ufficiale.

Mentre in "Domani Valentina" si parla di una partenza e di tutto ciò che si pensa si sarebbe dovuto fare prima che avvenisse questa partenza, quante occasioni si sono perse per esprimere le proprie emozioni solo perché è più comodo e facile non calarsi nelle emozioni e rimanere distaccati.

Arriva poi, verso la fine del disco, "Gusti" che è praticamente la raccolta di più persone che hanno semplicemente gusti musicali diversi e spesso i gusti diametralmente opposti si riscontrano nella stessa persona ma che tutti irrimediabilmente vengono inghiottiti dal classico coro da stadio.

Ma al centro del disco la canzone "So cantautore" fa capolino come una sorta di autoritratto a presentare e sottoscrivere ciò che lui stesso è in quanto cantautore in una canzone che a tratti ricorda lo stornello "So cantautore, son solitario, io me confido coi quadretti del diario", sottolinea che questa sorte, quella di fare il cantautore, se l'è scelta e nonostante le porte chiuse continua per questa strada, diciamo che può essere considerato come la sua carta d'identità "scrivo di vita, scrivo d'amore, nun me sbilancio e peso sempre le parole".

È un disco che sembra essere pieno di piccole sceneggiature, per ogni canzone si potrebbe costruire un film perchè piene di immagini e quindi capace di far sognare e far diventare tutti dei piccoli registi.

Un disco capace di far sorridere amaramente, anche di far ridere a volte ma subito dopo di farti pensare e riflettere su ciò che ci succede attorno e un disco profondamente vero.

In poche parole un disco da ascoltare.

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