Sanremo Giovani, Senza Cri: "Io voglio essere me, vivere la mia verità, la mia libertà. Non posso più fingere e soprattutto non voglio"
- QBMusica

- 24 nov
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"SPIAGGE", singolo uscito lo scorso 11 novembre, è il brano che Senza Cri presenterà a Sanremo Giovani. Si tratta di una synth ballad che racconta l’amore con una scrittura delicata e un’armonia che cresce in modo naturale. L’apertura al pianoforte introduce un’atmosfera intima e sospesa, lasciando che la voce trovi il suo spazio e accompagni chi ascolta dentro la storia. La penna di Senza Cri conserva la sensibilità del cantautorato italiano, intrecciando emozione e racconto con semplicità. Con l’arrivo dei synth e della ritmica il brano si allarga, acquistando profondità e respiro, mentre il ritornello, essenziale e immediato, diventa un punto d’approdo per chi si riconosce nelle forme più sincere dell’amore.
Dopo un’estate segnata dall’affetto del pubblico e dalle storie condivise da chi si è riconosciuto nella sua musica, Senza Cri ha pubblicato il 19 settembre il brano “ANNO DEL DRAGO”, un augurio di buona fortuna a sé e a chi, come l’artista, continuerà a sognare. Il percorso è proseguito con il live del 28 settembre alla Santeria Toscana di Milano, un momento di incontro e condivisione con il pubblico che ha confermato la forza del legame con chi ascolta le sue canzoni. La partecipazione a Sanremo Giovani segna un nuovo traguardo per Senza Cri, che continua a evolversi e a sperimentare, portando nella musica verità, intensità e un linguaggio sonoro in evoluzione.
Ecco la nostra intervista!
In Spiagge, la metafora del mare per descrivere l'amore da persona amata è molto suggestiva. L’uso delle immagini nella tua scrittura è ricorrente. Perché?
Sì. Ogni volta che scrivo rievoco momenti, ricordi o sensazioni che nella mia mente sono immagini molto nitide. Le uso perché fanno parte della vita di tuttə: se ti parlo del traffico al semaforo, tu sai esattamente che sensazione è. Per me è naturale scrivere così, perché rende tutto più vicino alla realtà.
Qual è la parte più difficile nel trasformare immagini in testo, e poi in musica?
La parte davvero difficile è consegnare la canzone al pubblico. Scrivere mi viene spontaneo, sento subito la melodia fluire col testo. Il momento complesso è quando devi mostrarti: sei nudə davanti a tuttə, ed è impossibile prevedere cosa succederà
Ti spaventa l’idea di mostrarti al pubblico?
Non direi che mi spaventa, però sono una persona molto riservata. Per anni ho tenuto dentro tante cose per paura del giudizio. Crescendo, e trovandomi sempre in contesti espositivi, ho capito che non puoi nasconderti: anche se ti chiudi, alla fine ti trovano. E io sono una persona vera, non posso più fingere, e soprattutto non voglio. È importante che la società di oggi si renda conto: chi se ne frega, cioè tu non devi giudicarmi.
Voglio essere me, vivere la mia verità, la mia identità e la mia libertà. Questo può aiutare anche altrə a sentirsi meno solə.
È bello vedere qualcuno che non si omologa. Sei sempre statə così?
Sì, credo di sì. Anche a scuola mi vestivo sempre diversamente, senza pensarci troppo. Ognunə deve trovare la propria strada, la propria “fetta”. È così che si cresce. Nella diversità e nella ricerca di sé ci si ritrova.
Hai dovuto fare un lavoro lungo per arrivare a questa consapevolezza?
In un certo senso è sempre stato dentro di me, però ho sofferto molto. Non potevo essere me per non deludere o ferire lə altrə, e cercavo sempre di mediare. Questo mi ha fatto male. Chi conosce la sofferenza conosce anche molta empatia, e fa di tutto per non ferire.
È stato un percorso difficile, sì, ma naturale per me.
Oggi senti di non avere più una corazza? Di essere evolutə come persona?
Una corazza non è sbagliata: tutti abbiamo bisogno di proteggerci, anche solo da noi stessə. Non posso dire che non ne ho più, sarebbe ipocrita. Però oggi ho più serenità nell’accettare chi sono. E quando accetti chi sei, anche se qualcunə non lo accetta, soffri, ma la strada è tracciata.
Alla fine vivi con te stessə, non con l’immagine che lə altrə hanno di te.
Parlando di Sanremo: cosa è cambiato tra il primo e il secondo?
Sono più grande e più consapevole. So cosa voglio e conosco meglio la mia musica. Oggi quello che faccio è molto più coerente con chi sono: la mia identità si riflette direttamente nella mia musica. E poi le esperienze di questi anni mi hanno strutturatə di più.
Hai un’idea chiara della direzione della tua arte?
Sì. Io sono Senza Cri. Non so come vorrò essere domani, ma so chi sono oggi. La cosa fondamentale è che, qualunque sia il momento della mia vita o della mia musica, dalla prima nota tu possa riconoscermi — anche se cambierò. Perché nella vita si cambia sempre.
Rifaresti Amici oggi?
Sì, lo rifarei. Mi ha dato tantissimo e non potrei mai non provare gratitudine per il
programma, per le persone che compongono il programma e soprattutto anche per la classe che ho incontrato, perché è veramente un ricordo che porto con me.
Perché comunque vivi una vita che porti con te per sempre, quindi sì, lo rifarei perché mi ha
reso chi sono, mi ha dato tanto, mi ha dato amore, mi ha dato amici, mi ha dato
sostegno, mi ha dato un pubblico e mi ha dato anche la possibilità di provare a rifare Sanremo Giovani.
Qual è il tuo sogno nel cassetto come artista?
Il cassetto l’ho aperto tempo fa, e il sogno è sempre lo stesso: entrare nell’eternità di una canzone. Sapere di non morire mai attraverso la musica.
Un augurio a te e alla tua musica.
Auguro alla mia musica di essere sempre orgogliosa di se stessa.
E, di riflesso, lo auguro anche a me: imparare ad accettarmi e darmi i “pat pat” che merito per l’impegno e il sacrificio.
Arianna D'Ambrogio
Alessia Conti





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