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Andrea Vigentini: in tutti i miei brani c’è qualcosa di me



L'intervista che vi proponiamo oggi vede protagonista Andrea Vigentini, cantautore milanese che nella sua carriera annovera numerose esperienze. Facciamo un breve riassunto della sua carriera prima di passare alla lettura dell'intervista, che segue quella che ci ha concesso già lo corso anno. Classe 1985, Andrea studia pianoforte, canto e chitarra, fa parte del Bevoice Gospel Choir col quale partecipa a numerosi concerti in Italia e all'estero e, nello stesso anno, è tra i coristi del tour europeo di Milva. Nel 2009 entra a far parte dei titolari della scuola più famosa della televisione, Amici di Maria De Filippi. Dal 2016 al 2019 Andrea Vigentini in tour con Ermal Meta ricopre il ruolo di corista e chitarrista svolgendo un'intensa attività live sia in Italia che in Europa, negli USA e Canada, prendendo parte ai maggiori show televisivi. Con la produzione di Emiliano Bassi, ha dato corpo al suo album d’esordio, anticipato dai singoli: Magari, Come va a finire, Come l’Estate e Un Giorno Semplice. Il 3 gennaio scorso ha fatto uscire la canzone Dall'altra parte del cielo e dal 20 novembre è disponibile in radio e in tutti gli store digitali il nuovo singolo, Oltre tutto l’Amore che c’è. Dopo questo brevissimo panorama di una carriera ben più ampia di così, scorrete per leggere le parole di Andrea Vigentini.


Ciao Andrea e bentrovato su QBMusica! Come stai? Che cosa ti senti di dire rispetto alla situazione di crisi che attraversa il mondo dello spettacolo?

Ciao! Sto bene per fortuna, anche se il periodo come ben potrai immaginare è molto particolare. Ci troviamo in una sorta di limbo nel quale stiamo cercando di tenere botta in qualche modo, aspettando tempi migliori.


Il 20 Novembre, a distanza di quasi un anno dal precedente, è uscito su tutte le piattaforme digitali il tuo nuovo singolo “Oltre tutto l’amore che c’è”. Noi di QBMusica ti abbiamo conosciuto e seguito dal Vietato Morire Tour, dove hai prestato cori e chitarra per tre anni al fianco di Ermal Meta. Il brano è prodotto da Emiliano Bassi e scritto con Mario Cianchi. Come ti sei trovato a lavorare con quest’ultimi?

Mario ed Emiliano sono innanzitutto due amici nella vita di conseguenza è stato bello poter lavorare con loro. Essere circondato da persone con le quali ho un bel rapporto anche al di fuori della musica ha reso il lavoro molto naturale e stimolante.


Com’è nato questo brano e da cosa hai preso ispirazione? È un brano autobiografico?

E’ una canzone che ha circa 3 anni ed è nata in due tempi: il ritornello mi è venuto una sera d’estate in albergo dopo un concerto, l’ho registrato e qualche mese dopo a casa di Mario mi sono ricordato di avere quella nota vocale sul telefono, l’abbiamo ascoltata e subito dopo ci siamo messi al lavoro.

In tutti i miei brani c’è qualcosa di me, che mi riguarda, ma non sempre sono autobiografici al 100%, mi piace fotografare il tempo e descrivere situazioni che vivo, che vedo e che mi vengono raccontate.


Qual è la tua concezione dell’amore e come vivi le relazioni umane a distanza? Secondo te quali possono essere i pro e i contro?

“L'amor che move il sole e l'altre stelle” diceva Dante, cos’altro aggiungere? Penso che l’amore sia il motore del mondo, in tutte le sue forme. In questo brano parlo di due persone che non sono vicine, ma questa distanza può essere sia stabile, ad esempio tra due che vivono in città diverse, che semplicemente per qualche giorno o per un breve periodo.


Quanto ti aiuta nella vita avere la possibilità di scrivere canzoni seguendo le tue emozioni?

E’ fondamentale e aiuta molto indubbiamente. Mi piace annotare frasi e concetti mentre guardo film, quando leggo un libro, oppure mi capita spesso di trovarmi a parlare da solo e fare dei ragionamenti, anche ad alta voce (lo so sembra una cosa da pazzi) per poi segnarmi tutto da qualche parte e riordinarlo una volta tornato a casa.


Nel brano canti “In qualche modo ritorniamo sempre”, quasi un’esortazione di speranza affinché non ci si perda d’animo nel coltivare i rapporti, anche se il duro periodo che tutti stiamo vivendo rende tutto più difficile. Ti appartiene questa suggestione o ci sono altre chiavi di lettura?

Ognuno attribuisce un suo significato, una sua personale interpretazione alle parole di una canzone, di una poesia, e parlo in generale ovviamente. In questo caso il senso era proprio quello, ovvero che anche se la vita non è sempre rose e fiori, come in amore del resto, se c’è un sentimento forte di fondo in qualche modo le cose si possono sistemare, passando sopra discussioni e momenti bui.


Un tema ricorrente del brano è quello degli astri (universo, stelle, costellazioni) che sono anche visibili nella copertina realizzata da Carlotta Scalabrini di Comò Lab. Come mai hai scelto di utilizzare queste metafore riguardanti l’astronomia?

Innanzitutto ringrazio Carlotta per la bellissima copertina che ha realizzato e per la sua interpretazione riguardo il pezzo. Per quanto riguarda le metafore riguardanti l’astronomia in realtà non c’è un motivo preciso; nelle canzoni mi piace spaziare e fare un mix tra immagini reali, tangibili e situazioni più astratte, come in questo caso.


Riguardo il prossimo album, hai in mente di includere anche i singoli precedenti di questo tuo percorso oppure dobbiamo aspettarci qualcosa di diverso? Quali sono i temi che saranno affrontati?

Nell’album ci saranno sia i singoli usciti che ovviamente canzoni nuove, inedite, scritte in periodi diversi della mia vita, alcune anche molto recenti. Si parla ovviamente di amore e di vita, in tutte le forme.


Durante il lockdown sul tuo profilo Instagram hai scelto di realizzare delle cover di brani italiani che in qualche modo ti appartengono. Ad oggi se dovessi scegliere un album per te significativo o da consigliarci quale sarebbe?

Si durante il lockdown ho deciso di registrare dei piccoli video nei quali cantavo cover di canzoni che mi appartengono, che mi piace cantare quando sono a casa e prendo uno strumento in mano. Di album significativi per me (e nella storia della musica) ce ne sono tantissimi quindi mi riesce abbastanza difficile rispondere a queste domande, però se dovessi immaginare di dare un consiglio, magari a qualcuno più giovane di me, gli direi di ascoltare senza dubbio "Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band" dei Beatles, "Songs in the Key of Life" di Stevie Wonder ed "Emozioni" di Lucio Battisti.


Infine la nostra domanda di rito. Qual è l’augurio che fai a te alla tua musica?

Mi auguro che questo periodo finisca presto, di poter ricominciare a fare musica come l’abbiamo sempre fatta, sui palchi, e che questo 2021 possa portare qualche buona notizia, ma questo lo auguro a tutti, non solo a me!

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