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Emilya ndMe: Thank You For Your Complaints




Thank you for your Complaints è il primo album di Emilya ndMe. Il disco si compone di 7 brani, tutti diversi tra loro, con molte sonorità e atmosfere differenti. "Se penso al mio disco penso alla natura, al vento, al ghiaccio e al mare dell’Islanda. Penso alle foreste e alle nuvole del cielo che si muovono velocemente. Ho voluto mettere nella musica i colori, i suoni e i rumori che mi ricordano la vita all’aria aperta, suoni che invadono i miei sensi e che mi fanno annullare la dimensionalità del mio essere" dice l'artista riguardo il suo progetto. Ognuno dei sette brani racconta una storia e una realtà diversa e ciò che viene raccontato non è di difficile comprensione, cosa che coinvolge l'ascoltatore. E' proprio su Thank you for your complaints che si basa l'intervista che abbiamo fatto ad Emilya ndMe.


Ho letto molto su di te, ma se dovessi raccontarti con parole tue, come lo faresti?

Sono una persona che non ha avuto una vita semplice né un destino scontato. Perciò il mio carattere è complesso, affatica spesso anche me. Sono molto onesta e sensibile e per sopravvivere a questo mondo cinico sono diventata spigolosa, soprattutto con chi non mi arriva trasparente e coerente. Quindi probabilmente molti mi considerano un po' solitaria o schiva, altri un po' stronza. Io non saprei bene come definirmi, mi sento né buona né cattiva, pronta ad essere sia l’una che l’altra cosa a seconda della situazione. Mi schiero dalla parte dei più deboli e faccio una guerra spietata a chi si sente meglio degli altri. Tutto questo finisce inevitabilmente nella mia musica.


Thank you for your Complaints è un disco davvero avvolgente, passami il termine, e che affronta molti temi, tutti moderni e in cui ci si può rispecchiare. Il primo dei tanti che mi salta all’occhio, forse perché ce l’ho a cuore, è quello di Ain’t Planet B. Non esiste un pianeta che ci riparerà quando questo morirà. La musica secondo te potrebbe fare qualcosa per collaborare alla diminuzione dell’impatto umano sul pianeta?

Sono contenta che Ain’t Planet B abbia in qualche modo detto la sua. Io la amo molto, parla di un problema trasversale tra specie diverse, regni diversi. Ci lega tutti e purtroppo non al migliore dei destini se continueremo a mantenere un rate di sviluppo così elevato. Fai bene a parlare di “morte del Pianeta”, la trovo una visione realistica della questione. Credo che la musica possa far molto per fare breccia; le rivoluzione sociali più grandi sono sempre state accompagnate da una “colonna sonora” in qualche modo. Lo considero quasi un “dovere artistico” oltre che una esigenza personale, quello di utilizzare un minimo di visibilità e le mie risorse per cercare di convincere tutti quelli che posso ad aprire gli occhi sull’argomento. Ho scelto infatti di girare il video clip di Ain’t planet B, nonostante non sia il pezzo più “semplice” del disco, per dare a questo messaggio ancora più voce e canali di diffusione


A Giant Step ci parla di una giornata tipo di una bimba e del suo papà che si conclude con la loro partecipazione a un tuo concerto. C’è un palco che hai particolarmente a cuore e un concerto che rivivresti?

Vorrei vivere di nuovo un concerto del 2016 all’interno di un festival musicale di musica elettronica organizzato a Genova, a quello che era il mitico Teatro Altrove, perché ha rappresentato la fine di una bella avventura e la presa di coscienza che fosse arrivato il momento di creare quello che poi è diventata la musica di Emilya ndMe.


Thank You for your Complaints è il pezzo che racconta quanto le critiche, per quanto possano far male, talvolta siano importanti per comprendere quale sia in realtà la nostra strada. Visto che il mondo della musica, ma anche quello lavorativo in generale, non risparmiano dalle critiche e dalla presunzione di essere superiori agli altri, c’è un consiglio che daresti a chi muove i suoi primi passi nel mercato musicale?

Consiglio di concentrarsi su se stessi, studiare, rendersi indipendenti e competenti e soprattutto di non perder tempo né a criticare gli altri né ad ascoltare chi spende brutte parole nei confronti altrui. Gente così fa perdere un sacco di tempo e toglie energie.

Consiglio anche di imparare dalle critiche se costruttive e quando distruttive, di trarne energia per alzare la propria asticella personale. Ho intitolato l’album a questa idea perché con me ha sempre funzionato tantissimo ed ancora funziona! Ci sarà sempre qualcuno migliore e da quelli c’è da imparare, ma i migliori spesso non sono quelli che si auto celebrano tali o che impiegano molto tempo a guardare, giudicare, criticare, spettegolare, ma sono quelli che in silenzio fanno. Normalmente vado sempre a cercare i più criticati dalla gente perché so che lì troverò di certo qualcosa di interessante.


Nella tua cartella stampa si legge che hai avuto collaborazioni musicali con il mondo del teatro dall’estate 2016. La tua confort zone è il teatro o il palco di un concerto? Ci sono differenze?

Sì, collaboro ancora con il teatro di tanto in tanto. Sono due ambiti nel mio caso totalmente diversi: il mondo del teatro mi permette di lavorare in una dimensione più giocosa e protetta. Il palco, quello dei concerti, è più duro, la pressione molto più forte, sento tutto sulle spalle ma l’adrenalina è al massimo e quando tutto gira è impagabile.


Concludo facendoti i complimenti per l’album e con una domanda di rito: qual è l’augurio che fai a te stesso e alla tua musica?

Ti ringrazio. Mi auguro tanti live, con una band affiatata ed un suono bomba.


Buona musica!


Arianna D'Ambrogio Simona Valentini

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