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"Giochi Stupidi" è l'album d'esordio del duo romano GBRESCI: la presentazione il 6 luglio a Roma


gbresci

"Giochi Stupidi" è l'album d'esordio del duo romano GBRESCI, pubblicato lo scorso 16 giugno. Il progetto, prodotto e interpretato da Niccolò Barca e Edoardo Baroni, verrà presentato il prossimo 6 luglio all’EUR Social Park (ROMA) con un live condiviso con la band “Soloperisoci”. Le 11 tracce contenute nell'album raccontano esperienze vissute in prima persona dagli artisti, partendo dagli anni del Covid, fino ad arrivare ad una riflessione sull'attuale mondo del lavoro, passando da racconti di amicizia e quotidianità. In una piovosa giornata di giugno, tra piccoli problemi di rete legati al maltempo e tuoni in sottofondo, li abbiamo intervistati per voi. Continuate a leggere per scoprire cosa ci hanno raccontato.


Ciao! Per iniziare, come state? Come vi sentite a poche ore dall’uscita del vostro primo album “Giochi Stupidi”?

Siamo molto contenti dell'uscita dell'album, è il modo più giusto per far conoscere la nostra musica. Oggi si tende a pubblicare più singoli, non è scontata questa forma di pubblicazione.


Per rompere il ghiaccio, parlateci un po’ dell’album. Come è nato e se c’è qualche aneddoto che vorreste raccontarci.

C'è sempre stata l'idea di costruire un album, ma non è successo né organicamente né con coscienza. Produciamo parecchio e abbiamo avuto l'esigenza di assemblare il tutto. Poì c' è stato un episodio: una volta uno di noi due è caduto da una montagna rischiandosela brutta. Da lì c'è venuta in mente l'idea di "giochi stupidi", perché che senso ha rischiare la vita o non farlo se tanto può finire da un momento all'altro.


C’è un brano a cui siete particolarmente legati? Se si perché?

Ogni brano ha un'importanza per noi perché descrive la fase in cui è stato scritto. Ci sono parti dell'album più scure che sono legate al momento del Covid in cui abbiamo perso entrambi il lavoro, poì c'è una fase in cui ci stavamo allontanando dopo due anni di simbiosi, un po' più nostalgico-malinconica e c'è anche quella in cui ci siamo ripresi che è un po' più ottimista. Quindi è difficile scegliere un brano in particolare, forse "Per Sempre" che è un brano che ci siamo scritti a vicenda, siamo molto legati ci conosciamo dai tempi della scuola.


Nei vostri brani si percepisce un grande studio dei suoni. Quale è secondo voi il rapporto che intercorre tra testo e musica e che importanza hanno le due componenti nei vostri pezzi?

Discutiamo spesso su questo argomento, Niccolò è più per la musica, mentre io sono per i testi. Dando una risposta prudente: solo l'equilibrio tra le due cose può creare bellezza.


Roma bella e dannata, ma culla di moltissimi talenti della musica contemporanea e non. Quanto è importante poter crescere e “studiare” in un ambiente dinamico come quello Romano?

Roma è tutto per noi, ognuno se la vive in maniera abbastanza diversa. C'è un rapporto conflittuale. Il pezzo è l'ultimo pezzo "scuro", è stato scritto in due fasi diverse. La prima in cui Roma, durante il Covid, era una trappola, la seconda invece vive del dualismo tra "resto" e "vado via". Questo è un tema che abbiamo cercato di esprimere durante tutta la nostra carriera. Il fulcro è: almeno datemi la certezza che morirò qua.


Il titolo di un brano, “dove non prende il telefono”, mi ha colpito particolarmente. In un mondo in cui c’è la necessità di essere sempre connessi, quanto è importante poter “andare offline”?

Andare offline sarebbe il mio sogno. Parla di gruppi di amici storici che si smembrano, andare offline è anche fermare tutto questo. Ricostruire la comunità lontano dalle urgenze della vita, dai sogni fasulli e dalle distrazioni. Un luogo dove costruire una nuova famiglia.


C’è un artista con cui vi piacerebbe collaborare? Se si, perché?

Ne parlavamo ieri, se dovessimo scegliere un artista con cui entrambi vorremmo collaborare diremmo Yung Lean e più nello specifico il suo progetto in svedese intitolato Död Mark. Pensando alle cose più possibili, ci piace la scena punteggiante italiana, penso a Jumo e Tripolare. La nostra musica delle volte sembra non combaciarsi con nessun'altra quindi è difficile immaginare un featuring, ma loro sono quelli più affini.


Quest’estate suonerete in giro per l’Italia. Dopo i due anni di fermo (di cui parlate anche del disco), quanto è stato bello poter tornare a suonare dal vivo?

Suonare dal vivo è tutto. Fare musica senza interagire col pubblico vuol dire pubblicare e vedere come va, senza avere modo di combattere la propria battaglia e arrivare effettivamente al pubblico. Quest'estate abbiamo varie date, il 6 luglio a Roma ci sarà la release del nostro disco e ci stiamo preparando.


Ora la nostra domanda di rito: qual è l'augurio che fate a voi stessi e alla vostra musica?

Noi vorremmo avere un piccolo pubblico a cui far sentire la nostra musica, non abbiamo sogni troppo grandi, vorremmo una piccola comunità Gbresci diciamo. Ci piacerebbe avere un gruppo di persone attente e curiose di vederci muovere i nostri passi.

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