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IL COLLE: l'intervista e Mi voglio vendere



Mi voglio vendere è il nuovo singolo de Il Colle disponibile dal 9 ottobre su tutte le piattaforme streaming. Il Colle è un quartetto toscano formato da Fabio Cillo Picchiotti, cantante e frontman, Francesco Cecco Cecchi, batterista, Federico Liccio Liccione al basso e Francesco Carlo Bettarini alle tastiere. Nel 2017 pubblicano il loro album d’esordio Dalla parte dello scemo, album dedicato a tutti i sognatori che, nonostante i tempi della tecnica e degli algoritmi, hanno ancora la forza e il coraggio di credere nelle proprie idee e di inseguirle. Nello stesso anno e in quello seguente con il Dalla Parte dello Scemo Tour danno il via ad una prolifica attività live. Aprono diversi gruppi della scena indipendente, come Eugenio in via di GioiaPinguini Tattici NucleariColombreMinistriLegno e Auroro Borealo. Nel 2019 esce (Gi)Orgia. Dopo avervi dato un'infarinata generale per conoscere la band, è possibile approfondire la conoscenza leggendo l'intervista che ci hanno concesso!


Ciao e grazie per questa chiacchierata, per iniziare parlatemi un po’ de IL COLLE, come è

nata l’idea della band e, se si può sapere, da cosa deriva il vostro nome?

Ciao e grazie a voi per la possibilità che ci date di parlare un po’ di noi. Il gruppo nasce nel

2012, più o meno, da me (Cillo) e Cecco. Eravamo due ragazzini ed avevamo voglia di suonare. Io avevo trovato nella musica un mezzo per comunicare ed esorcizzare le ansie ed i problemi, il Cecco invece... un mezzo per fare ancora più casino! 

Per chi non lo avesse capito io sono paroliere e frontman, mentre Cecco è il batterista. 

Il nome è un tributo ad una zona del nostro paese che appunto si chiama “il Colle”. Diciamo che è quella parte di colline che sta dietro il paese e lo protegge e nasconde ed in ogni fase

della nostra vita ha sempre avuto un ruolo diverso: Da bambini era il posto in cui perdersi e credere di aver viaggiato per chilometri e chilometri quando in realtà ti eri allontanato dal paese solo di poche centinaia di metri. In adolescenza invece era il dietro le quinte del teatro dei primi amori e delle prime cannette. In età più matura un luogo di riflessione in cui fare passeggiate.  Insomma, il Colle è sempre stato un luogo non luogo in cui fantasticare, perdersi e ritrovarsi. Ci piaceva il fatto che la nostra musica potesse rappresentare tutto questo. 


Raccontateci un po’ “Mi voglio vendere”, un brano ironico e pungente, come nasce l’idea?

Quasi ogni canzone per me è una autoanalisi, un dialogo con me stesso. Il più delle volte la

composizione accade ed avviene quando qualcosa in me non va o non mi torna. Quando ho scritto “Mi voglio vendere” ero pienamente consapevole di me e dei miei limiti, ma essere sé stessi alle volte spaventa, soprattutto quando si ha la paura di non essere accettati o capiti dagli altri. Quindi perché non vendersi? Perché non omologarsi e rinunciare ad una parte di sé, tanto reale e pesante da portare avanti, in cambio del successo utopico e ideale ma così leggero e vuoto? 


Cosa aggiunge Il videoclip girato da Leonardo Casalini al significato della canzone?

Leonardo ha fatto un grandissimo lavoro. Abbiamo fatto tantissimo brain-storming. Prima di

arrivare a girare abbiamo discusso per mesi e mesi su cosa volessimo rappresentare in questo video e su come farlo. Leo ha voluto giocare sulla perdita di se stessi nella rincorsa del successo. Una corsa che finisce per farti dimenticare perché corri, da dove sei partito e soprattutto con chi. Noi crediamo che ci sia riuscito alla grande! 


Avete aperto concerti di band come Eugenio in via di Gioia, Pinguini Tattici Nucleari, Colombre, Ministri, Legno e Auroro Borealo. Cosa vi portate dietro da queste

esperienze e qual è un palco che portate nel cuore?

Suonando con gruppi di un certo livello abbiamo imparato come si sta su un palco ma

soprattutto come si sta “dietro” ad un palco. Come ci si deve comportare nella fase di check e come nelle lunghe attese. Se durante il live siamo degli scalmanati fuori di testa, scesi dal palco diventiamo delle bambole in mano allo staff ed ai fonici. In linea di massima la regola principale è imparare a stare al proprio posto senza rompere i cosiddetti. 

Nel cuore portiamo senz’altro due palchi: il primo è quello del Beat Festival, qui a Empoli, perché è la nostra città ed aver suonato sul suo palco più importante per noi è grande motivo di gioia. Il secondo invece è quello del Diavolo Rosso ad Asti con i Pinguini. Una chiesa sconsacrata piena di gente che aveva voglia di ballare, cantare e divertirsi. È stata una delle esperienze più divertenti della nostra vita. Immaginate un centinaio dì persone, in

una ex chiesa, che cantano “Mamma ti prego comprami la droga”!


C’è un artista o una band con cui vi piacerebbe collaborare?

Sicuramente qui ognuno di noi darebbe una risposta diversa. Per quanto riguardo me, mi

piacerebbe tanto collaborare con Bobo Rondelli o con Erriquez della Bandabardò (ricordo che

quando fondammo la band avevamo tre sogni: uno era pubblicare un disco, il secondo era aprire a Bobo ed il terzo alla Bandabardò) e per gli altri invece provo ad indovinare. Forse anche Cecco direbbe Bobo Rondelli oppure si butterebbe su qualche gruppo che oscilla dal Reaggae , al Punk,  allo Ska. Carlo sono sicuro al 100% che direbbe Auroro Borealo visto che è diventato il suo nuovo grande idolo. Per quanto riguarda il Liccio provo con  un... Tommaso Paradiso! 


Potete dirci qualcosa riguardo i vostri progetti futuri?

Per il nostro futuro abbiamo in serbo tanta bella musica e tanta voglia di condividerla, seguiteci sui social! 


Per concludere una domanda di rito: qual è l’augurio che fate a voi stessi e alla vostra

musica?

Noi ci auguriamo di suonare tanto e di divertirci di più.


Grazie per la bellissima intervista! Buona musica.


Arianna D'Ambrogio Simona Valentini

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