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La musica di Luv! tra razionale e irrazionale




Ciao Luv! e benvenuta ai nostri microfoni. Siamo qui per parlare del tuo singolo d'esordio Maledetta uscito lo scorso 8 Ottobre. Prima di iniziare ti chiedo: Come e quando ti approcci alla musica per la prima volta?


I miei genitori sono sempre stati appassionati di musica, tant’è che sin da piccola, dato l’ascolto di diversi generi musicali, capii il valore di ognuno di essi: la musica non ha età, e ogni genere possiede le sue particolarità. A 7 anni iniziai improvvisamente a percuotere i tasti del pianoforte (scordato) di mio bisnonno e mia madre, (Donatella) accorgendosene, decise di incentivare la mia propensione. A otto anni iniziai quindi a suonare il pianoforte, interrompendone lo studio alle scuole medie: il destino volle che incontrassi il violino che, nonostante l’astio iniziale, diventò il mio grande amore. Entrambi gli strumenti hanno in

comune la difficoltà e la poliedricità, mentre personalmente trovo differenze nell’approccio sia tecnico che empatico. Sentendomi contenta di aver avuto la grande fortuna di poter imparare a suonare uno strumento ma scontenta di sentirmi ancora non troppo piena e realizzata (e, del resto, il più grande insegnamento che mi diede mia madre fu proprio che esistono le soluzioni a tutti i problemi) iniziai a dar spazio alla mia voce che, seppur “strana”, in qualche modo funziona.


Riallacciandomi alla prima domanda, dalla tua biografia noto un dualismo molto interessante tra l'essere una cantautrice e violinista.

Quanto è importante per una cantautrice suonare uno strumento musicale così pregiato?


Parto dal fatto che non ho mai "scelto" il violino, è stato lui a scegliere me. Da bimba ero molto “bastian contrario”, volevo suonare a tutti i costi il pianoforte e odiavo l'idea di cambiare strumento. Quando però poggiai il violino sulla spalla una forte vibrazione risuonò nella mia cassa toracica: da quel momento capii che era "lui". Il violino è spesso visto come uno strumento prettamente antico, ma in realtà è molto poliedrico, e proprio in virtù di questo decisi di entrarci in empatia: iniziai a percuotere, strappare, utilizzare i pedali, suonare con tramiti diversi dall'archetto così da capire fino a dove esso potesse arrivare. Da quel momento sentii l'esigenza di improvvisare, di distanziarmi dalla teoria e della manualità classica per creare una connessione differente, iniziando a suonare con Dj e iscrivendomi in jazz. Oltre questo, sento che lo strumento mi ha donato, nel tempo, l’immensa fortuna di riuscire, in un modo o nell’altro, ad avere sempre un ‘motivetto’ pronto: ogni qualvolta scrivo un brano la prima impronta esce da lui, poi viene tutto il resto.


Provieni da Cagliari, nella bellissima Sardegna. Che rapporto hai con la tua terra?


Amo la mia terra, amo Cagliari e amo la Sardegna. Mi piace chiamarla la "città del sole", perché quest'ultimo non ci abbandona mai, anche nelle giornate più fredde. La qualità della vita in Sardegna è impagabile, se solo avesse più potenzialità e garantisse tanti sbocchi per noi giovani, tanto da non dover necessariamente spostarci per realizzare un sogno, sarebbe perfetta! So che per realizzarmi dovrò spostarmi da qua, ma la mia terra e gli antichi valori che la caratterizzano sono radicati dentro me e so che mi daranno, ovunque io sarò, la forza e la determinazione che contraddistingue tutto il popolo sardo.


Maledetta è un brano che unisce il pop alle sonorità anni '80 (di cui condivido la 'passione'). Come nasce questa canzone? Che messaggio vorresti trasmettere ai ragazzi e alle ragazze della tua generazione con la tua musica e personalità?


Andrea Piraz, il mio produttore (allora semplice amico), mi chiese di scrivere un testo. Non sapendo da dove partire, gli chiesi del tempo. La genesi di Maledetta sta nei primi due versi del ritornello pensati mentre pulivo casa. Mi presentai in studio con due sole frasi, che in 10 minuti diventarono molte di più. Andrea riuscì ad assemblare le parti della canzone perfettamente, dandole l'intenzione che desideravo. Il gol di Maledetta, che in fin dei conti racchiude il gol della mia musica e personalità, è quello di abbattere il muro tra “normalità” e “stranezza” e viceversa. Tutti noi viviamo infatti in una terra di mezzo in cui le parti razionali e quelle irrazionali fanno a pugni tra loro, in un fight club in cui la prima regola è DEVI parlare del fight club. Il messaggio che vorrei lanciare sia con la mia musica che con la mia personalità è di libertà: vorrei mettere un punto alla ricerca dei consensi altrui, incitare a tenere più a noi stessi a prescindere da quello che un secondo o terzo può pensare di noi. La nostra autenticità non dovrebbe essere strappata dalle nostre mani.


Qual è il concept dell'immagine di copertina? Sbaglio o sulle slot machine ci sono delle scritte in altre lingue?


Lo scopo della copertina è stato quello di riprendere una classica sala giochi degli anni '80, tipica location dove i ragazzi dell’epoca spendevano i pochi soldi che avevano. Il colore viola è stato scelto per questa canzone poiché rappresenta il mistero, la metamorfosi e l’unione degli opposti. Claudia, con il suo scatto, ha colto l’attimo esatto in cui mi sentivo essere proiettata in tante altre parti del mondo, in tante altre dimensioni. Ogniqualvolta che scrivo un nuovo brano mi sento così, ed ecco spiegato il perché delle scritte in tante altre lingue.


Leggendo la presentazione del brano la parola che vorrei sottolineare è "scintilla". Che valore dai a questo termine? Quanto è importante fare musica e seguire il proprio istinto?


La parola scintilla mi è sempre piaciuta, sia perché mi rispecchia molto (dato che mi sento incandescente), ma anche perché ad oggi mi sono resa conto di sentire la forte esigenza di seguirne una. Mi sono buttata in tanti progetti, che ho iniziato e mai portato a termine proprio perché dopo poco tempo tale scintilla si spegneva, lasciandomi con l’amaro in bocca. Ora che ho intrapreso questa strada, la vedo luminosa davanti a me, e ho tanta voglia di inseguirla, a costo di bruciarmi: so che ne varrà la pena!


Quali sono attualmente le tue influenze musicali?


Ascolto tantissima musica di tutti i generi, spaziando tra rock, pop, jazz, classica per finire con (ovviamente) la musica anni '80.

Le mie canzoni sono fortemente influenzate dalle sonorità che caratterizzarono il periodo che va dal 1983 al 1987 (per fare alcuni nomi: David Bowie, Kim Carnes, Chaka Khan, Michael Jackson, Madonna, Ultravox, The Cars). Nonostante ciò, ascolto anche tanti artisti contemporanei: Coldplay (mio gruppo preferito), Madame, Tha Supreme, Mara Sattei, FKJ, Masego, Tom Misch, Lil Nas X, Kanye West, Dua Lipa


Ci sarà un debutto con un progetto discografico nei prossimi mesi?


Con Andrea abbiamo preso un anno (2020-2021) per scrivere tanto. Stiamo lavorando ad un EP molto particolare e versatile, che all’interno riserva tante sorprese ed ha un’intenzione diversa da tutti gli altri. Per ora ci dedichiamo a curare qualche singolo. Non abbiamo ancora date in programma, ci piace pensare a tanti possibili particolari e a tanti possibili scenari.


Pensando alla dimensione live che piano piano sta tornando davvero (quasi) alla normalità, come immagini un tuo concerto?


Un mio concerto lo immagino variopinto: un colore per ogni canzone e dei musicisti che suonano dal vivo (reputo sia importante valorizzare questo aspetto). Immagino un momento speciale, in cui tante persone ballano e cantano spensierate, mettendo da parte le preoccupazioni e i dubbi che affrontiamo ogni giorno, sventolando tante bandiere di colori diversi ma soprattutto quella viola, perché la trasformazione e la crescita per rendere il mondo più limpido, partono da noi.


Ti va di consigliare ai nostri lettori un libro e una serie TV che ti fanno compagnia in questo inizio di autunno?


È stato un periodo abbastanza pieno da non permettermi di prendermi del tempo per poter leggere un buon libro, ma appena avrò un attimo per rilassarmi vorrei assolutamente leggere “Sorvegliare e punire. Nascita della prigione” di Michel Foucault. È un libro che mi ha consigliato una persona tanto cara a me, con la quale condivido la maggior parte delle mie riflessioni. Una serie TV che guarderei e riguarderei è sicuramente “Dark”: un viaggio tra passato e futuro, passando per gli anni '80, una trama fitta che sono sicura coinvolgerebbe chiunque!


Noi di QBMusica concludiamo tutte le nostre interviste con una formula 'magica'. Qual è l'augurio che fai a te stessa e alla tua musica?


Mi auguro di far arrivare a chi mi ascolta prima la mia persona, poi il mio "personaggio": mi sento Ludovica e Luvi allo stesso tempo, e vorrei che tutti riflettessero su questo. Mi auguro di essere apprezzata così come sono e di arrivare con la mia musica dove non arriva il pensiero. Mi auguro anche di poter garantire una ventata di aria fresca nel panorama musicale, continuando in ogni mio pezzo a lanciare il messaggio che già ho lanciato con "Maledetta": non remiamo sempre, ma fermiamoci per ripartire diversi da come ci eravamo abbracciati prima di salire sulla barca.


Flavia Paoli



BIO:


Ludovica Massidda (in arte Luv!) nasce a Cagliari il 14 Ottobre del 1997. Da sempre appassionata di musica, all’età di 7 anni intraprende lo studio del pianoforte e del violino per poi iscriversi al Conservatorio di Cagliari dove studia violino classico, per poi dedicarsi allo studio del violino jazz. Parallelamente, comincia ad esibirsi dal vivo suonando il violino elettrico sia da solista che con diversi DJ. Nel 2018 interpreta il primo violino nel disco “Librerie Musicali” di Dancefloor Stompers, diventato poi colonna sonora di una nota serie tv SKY. La sua passione per il canto, unita al suo particolare timbro di voce e la predilezione per sonorità spiccatamente anni ’80, la spingono nel 2020 ad intraprendere una carriera da cantautrice e nel 2021 pubblica il suo singolo di esordio: “Maledetta”.














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