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Jamila: la realtà ci sta stretta, sogniamo mondi più liberi


Abbiamo intervistato Jamila, giovane cantautrice toscana, in occasione dell'uscita del suo ultimo singolo "Giovani che scalpitano a letto".

Si tratta del suo terzo singolo prodotto assieme a Zibba che curerà anche l'album in uscita.


Ciao Jamila e benvenuta su Qb Musica! Anzitutto, come ti presenteresti a chi non ti conosce?

Ciao, grazie mille per dedicarmi il vostro tempo! Sono Jamila, ho 19 anni, sono nata a Scandicci e sono una musicista, scrittrice e cantautrice italo algerina. Nel 2018 ho fatto uscire il mio primo album completamente autoprodotto dal titolo “Ego”, ma adesso faccio parte della famiglia Ferramenta Dischi e sto lavorando con Zibba al mio nuovo album. Il mio è un progetto di arte autobiografica: scrivo e canto per una dote naturale e per un’urgenza personale di esprimere quello che sento.


Quando e come hai deciso di fare musica?

Mi sono avvicinata alla musica fin da bambina, ha sempre fatto parte di me. Il primo strumento a cui mi sono avvicinata è stata la batteria, avevo 6 anni quando ho preso in mano le bacchette per la prima volta e successivamente ho studiato pianoforte per tre anni. Ho scoperto solo in seguito che la chitarra era la mia parte mancante e da lì il canto si è unito in maniera totalmente naturale.


Il 6 Novembre per Ferramenta Dischi hai pubblicato il singolo “Giovani che scalpitano a letto”. C’è stata un’esperienza personale che ti ha ispirato questo racconto in musica?

Giovani che scalpitano a letto parla di me, dei miei amici e in generale anche della ma generazione: la realtà ci sta stretta e quindi sogniamo mondi più liberi. Siamo forti nelle nostre idee, passioni e convinzioni e vorremmo scardinare i dogmi della società in cui viviamo per conquistare una libertà collettiva. In questa canzone ci sono tanti spunti di riflessione, tutti sviluppati in minima, ma sufficiente parte, di modo che chi vorrà potrà farli propri.


Presentando questo singolo, citi le passioni e ciò che non viene sempre raccontato delle giovani generazioni. Quanto è importante per te avere la musica come strumento di espressione della propria identità?

Per quanto mi riguarda è sicuramente fondamentale, la musica è la costante della mia vita. Suonando riesco a guardarmi dentro e mi sento libera, senza costrizioni di alcun tipo: qualsiasi cosa accada so che con una chitarra in mano potrò sempre ritrovarmi, cercare un mio equilibrio e andare avanti.


È in programma il tuo disco d’esordio che vede come produttore Zibba, uno degli autori più prolifici della scena italiana. Quando e come vi siete conosciuti? Come mai avete scelto di collaborare?

Io e Zibba ci siamo conosciuti un anno fa, tramite i ragazzi di Ferramenta Dischi: è stata loro l’idea di farmi lavorare con lui, non solo per la sua grande esperienza come produttore, ma soprattutto per il suo carattere, volevano “affidarmi” a qualcuno che mi potesse capire al volo. Ci hanno visto lungo, non potevano fare scelta migliore: io e Sergio siamo molto simili e abbiamo un’ottima sintonia, la nostra collaborazione mi arricchisce non solo da un punto di vista musicale, ma anche umano. E’ riuscito a portare concretezza nelle mie idee un po’ astratte e inesperte e mi ha dato gli strumenti per muovermi da sola, con le mie gambe.


Quest’estate hai avuto l’occasione di aprire una data di Brunori Sas e di presenziare al Premio Bindi anticipando l’esibizione di Dente. Ti va di raccontarci com’è andata? Quali sono gli artisti a cui più fai riferimento?

Aprire i concerti di Brunori Sas e Dente è stato inaspettato, mi è servito un po’ di tempo per metabolizzare la notizia, volevo presentarmi lì sicura di me per esprimere al meglio le cose che ho da dire. Brunori e Dente hanno formato il mio modo di scrivere, pensare e vivere la musica perciò, anche a distanza di qualche mese, riesco difficilmente a descrivere le sensazioni che ho provato, tutte le parole che mi vengono in mente mi sembrano limitate. Sicuramente è stato molto emozionante.


Se potessi realizzare un featuring con chi sarebbe e perché?

Per me sarebbe veramente un piacere lavorare con Nada: la stimo tantissimo, è per me un punto di riferimento e sono sicura che potrei imparare tanto, sarebbe davvero un’esperienza di cui fare tesoro a vita. Un altro grande sogno è quello di lavorare con l’artista che più mi ha ispirata in questi anni: Mannarino. La sua sensibilità e il suo linguaggio mi hanno guidata nella stesura dei miei brani, mi sento un po’ “figlia” sua.


Siamo rimaste colpite dai titoli dei tuoi precedenti singoli ovvero “La dottrina delle piccole cose” e “Gesù”. Qual è il tuo rapporto con la fede?

“La dottrina delle piccole cose” e “Gesù” in realtà non hanno niente a che fare con la fede, sono semplicemente due concetti a cui mi sono affidata per far passare un messaggio più ampio. Nel primo caso ho pensato che se Platone ha fondato tutto il suo pensiero sulla Dottrina delle idee, io scelgo di sostituire alle idee tutte quelle piccole cose che accompagnano la quotidianità. Per quanto riguarda “Gesù” sapevo di utilizzare un nome un po’ presuntuoso, ma al suo interno parlo della bellezza e dell’umiltà che si cela dietro a un errore: la morte e gli errori ci rimettono al nostro posto, ci ricordano che siamo semplicemente degli esseri umani.


Quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato nel tuo percorso musicale?

Sicuramente pubblicare i miei singoli durante una pandemia mondiale è stata una sfida ardua, lo devo ammettere. Ci è voluto coraggio e un po’ di follia, ma sono felice di averlo fatto.


Hai voglia di anticiparci qualcosa riguardo all’album che uscirà?

Il disco sarà un mosaico di parti di me, avrà delle musicalità che indagano la parte più profonda della mia interiorità, spazierà dalla musica circense a quella da raccontastorie, a una melodia un po’ più sentimentale. Vorrei che ascoltandolo le persone lo percepissero colorato, pieno di tutte le sfumature che fanno parte di me.



Infine la nostra famosa domanda di rito. Qual è l’augurio che fai a te e alla tua musica?

L’augurio è quello di poter tornare a fare musica dal vivo: chiunque ami la musica si è trovato a fronteggiare una mancanza enorme. Sento la nostalgia del palco, il confronto con il pubblico è la parte più bella e formativa del mio percorso.


Grazie tante Jamila! In bocca al lupo per tutto!


Alessia Campiti

Simona Valentini

Arianna D'Ambrogio

Flavia Paoli

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