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Manfredi: tra Hollywood, PTN e ingegneria

Fuori oggi, venerdì 25 settembre, HOLLYWOOD, il nuovo singolo di MANFREDI, prodotto da Matteo Cantaluppi e in uscita per Foolica. Il brano anticipa l’album d’esordio in arrivo nei primi mesi del 2021 e segna il ritorno del cantautore, noto nella scena indie per brani da milioni di ascolti quali: CUFFIETTE e NOI MENO TU. "Hollywood è una presa di coscienza” – commenta il cantautore – “Sono io che accetto che se le cose vanno male è perché io ho bisogno che vadano male. Sono io che accetto che "mi piace solo quando è complicato, sì, ma tanto". Sono io che accetto che non era destino, che non potevo essere io la sua felicità. Questa canzone è un sorriso amaro a tutti gli amori che non ho saputo meritare.” Non vogliamo svelarvi troppo, vi consigliamo di proseguire la lettura per conoscere meglio l'artista che si è raccontato in modo impeccabile e naturale.
Ciao! Per iniziare parlaci un po’ di te. Chi è Manfredi? A cosa devi, se possiamo chiedere, la scelta del nome?
Ciao! Per citare Venditti, “mi chiamo Antonio e faccio il cantautore”. Ho 22 anni, studio ingegneria a Milano e scrivo canzoni. Come nome d’arte ho scelto Manfredi perché è un nome che ho sempre trovato molto elegante e tra i vari significati che gli attribuiscono c’è quello di “Amico dell’uomo”. Mi piace molto l’idea che la musica possa essere vista come un’amica che ti sta accanto sia nei momenti belli che in quelli brutti. Quante volte in fondo ci sarà capitato di sentirci capiti da un artista e di dire “Questa canzone parla di me”? A me un sacco.
Come è nata in te la scintilla che ti ha fatto capire di volere intraprendere la strada della musica?
Nell’hinterland milanese non c’è molto da fare, ci si annoia facilmente. Verso i 14 anni cercavo qualcosa da fare nel tempo libero, ho provato un sacco di sport ma decisamente non facevano per me. Un mio amico suonava e mi ha consigliato di comprarmi una chitarra e di imparare qualche accordo, così potevamo trovarci per suonare insieme. Da lì ho iniziato a suonare e poi a scrivere. È una passione che è nata tardi, pian piano, ma che mi accompagna ormai da anni.
“HOLLYWOOD” è un titolo che richiama atmosfere tipiche, penso in particolare alle pellicole del primo cinema americano dove il bene, l'amore e i valori tradizionali vincono sempre. Un amore perfetto, insomma. C’è una correlazione tra questo mondo e il nuovo singolo? Parlaci un po’ del brano.
Sin da bambino, io come molti altri, ho sempre sognato una vita da film. Prima i super eroi, poi le storie d’amore strappalacrime. Ciò che mi piace dei film è che le parti “noiose” della vita non si vedono mai. Non c’è mai la routine al cinema, ci sono solo i momenti più forti e intensi. Questo brano è una presa di coscienza, parlo del mio “vizio” di cercarmi storie complicate (tra amori a distanza e amori non corrisposti), parlo di come questi amori difficili siano però gli unici che davvero ci emozionano perchè sanno portarci fuori dalla quotidianità e ci fanno sentire vivi, proprio come i protagonisti dei film.
Questo brano anticipa il tuo disco d’inediti in uscita nel 2021, puoi darci qualche spoiler a riguardo?
Sarà un disco molto intimo, estremamente autobiografico, un disco in cui non ho paura di mostrarmi fragile. Quando faccio musica mi piace metterci la faccia, parlare di me in tutta sincerità, sia nel bene che nel male. Non ci sarà nulla di inventato, nessuno brano “scritto a tavolino” ma solo la verità. Parlerò di me, delle mie relazioni amorose, del mio rapporto con gli amici, coi genitori, con l’università. Ascoltare il disco significherà in qualche modo imparare a conoscermi, almeno in piccola parte. Le storie di cui parlo e che ho vissuto sono alla fine quelle che vivono molti altri adolescenti. Quello che cerco di fare nell’album è presentarle col mio punto di vista. Credo che molti potranno riconoscersi nei brani.
“CUFFIETTE” e “NOI MENO TU” hanno riscosso un notevole successo entrando nelle playlist di Spotify “Indie Italia” e “Viral 50 Italia” e superando i 4 milioni di ascolti. Ti aspettavi un tale riscontro? Qual è stata la prima cosa che hai pensato quando hai visto questi risultati?
Quando pubblichi un brano difficilmente puoi dire “Ho la certezza che andrà bene”, anzi, molto spesso hai solo paura che vada male. Sono felicissimo dei numeri che sono riuscito a raggiungere fino ad ora e soprattutto sono felice di essere entrato in playlist così importanti, ascoltate da tantissima gente e molto ambite dagli artisti. Attualmente però penso solo a scrivere, a produrre nuova musica e far uscire nuovi brani. Non voglio stare ad impazzire sui numeri, penso che se si lavora bene e si scrivono belle canzoni poi quelli arrivano da soli. Io credo molto nel “passaparola”: se un brano ti piace hai voglia di farlo sentire ai tuoi amici e se piace anche a loro avrai altre condivisioni e la gente inizierà a conoscerti e ad ascoltare la tua musica. Non voglio vivere la musica con l’ossessione dei numeri, però devo ammettere che spero che Hollywood superi tutti gli altri brani, soprattutto per ciò che significa per me.
Ci sono degli artisti a cui fai riferimento? Con quale artista del panorama artistico italiano ti piacerebbe collaborare?
Ci sono moltissimi artisti che ascolto e che mi piacciono molto, sarebbe un elenco infinito. Ascolto artisti italiani, stranieri, pop, rap, trap, rock, davvero un po’ di tutto. Mi piace conoscere nuova musica. Gli artisti che ascolto mi influenzano sicuramente, ma in modo “indiretto”, non cerco di copiare qualcuno, voglio costruirmi il mio percorso senza cercare di diventare “il nuovo qualcuno”. Di artisti davvero in gamba con cui vorrei collaborare ce ne sono molti, tra tutti ti direi i Pinguini Tattici Nucleari. Al di là della loro recente esplosione, li ho sempre stimati molto poiché hanno sempre creduto in quello che facevano. Hanno portato avanti un proprio stile senza mai “adattarsi a ciò che andava di moda” e sono stati costanti nel tempo, cosa non facile se parliamo di 9 anni di gavetta. Chiaramente, visto il livello che hanno raggiunto, immagino loro puntino a collaborare con artisti ben più grandi di me, ma questo non toglie che avrei piacere a vederli lavorare alla propria musica, sarebbe un’esperienza interessante.
Che rapporto c’è tra musica e testo? Cosa nasce prima nella tua esperienza?
Non sono un produttore e non mi reputo nemmeno un grande strumentista, motivo per cui mi concentro quasi esclusivamente sui testi. Secondo me sono le parole ad arrivare davvero alle persone, più della musica. Ho la fortuna di poter lavorare con produttori molto bravi: ne sanno molto più di me su questi argomenti e spesso lascio loro carta bianca per quanto riguarda l’aspetto musicale, così da vedere come interpretano il brano. Capita che una canzone esca molto molto diversa da come l’avevo immaginata e spesso il risultato finale mi piace più dell’idea di partenza. Affinché una cosa esca davvero bene, ognuno deve fare ciò che gli esce meglio e farsi aiutare lì dove è debole. Io chiaramente cerco di imparare da loro, sarebbe stupido dire “tanto la musica la fanno loro, a me che importa”. Certo non è facile imparare un lavoro che loro fanno da una vita. Mi ci vorrà tempo.
L’indie in Italia è un genere che sta prendendo sempre più piede. Cosa pensi sia essenziale al fine di creare un proprio sound e distinguersi?
Secondo me, al di là del sound, ciò che distingue un artista sono i testi e il modo in cui scrive. Se ti faccio leggere un testo non ancora pubblicato, niente musica solo parole, mi sai dire subito se è un brano dei PTN o di Carl Brave, di Franco 126 o di Frah Quintale. Lo capisci anche solo dalle parole che scelgono. Se un artista riesce ad essere riconoscibile già solo dai testi è al 90% dell’opera.
Per concludere una domanda di rito: qual è l’augurio che fai a te stesso e alla tua musica?
Mi auguro di pubblicare un primo album che mi piaccia e soprattutto che mi rappresenti, un tour con tante date per incontrare quelle persone che spesso mi hanno mostrato affetto e supporto sui social e, mio sogno nel cassetto, il primo disco d’oro!
Arianna D'Ambrogio Simona Valentini