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Masamasa: la musica è la mia corsa


Venerdì 11 settembre è uscito “Fernando Alonso”, l’album d’esordio del rapper casertano Masamasa, anticipato dai singoli “Devi morire”, “Non lo farei mai", Solo con te” e “Timidezza”,

Masamasa, nome d’arte di Federico De Nicola, ha all’attivo un EP dal nome “Ostbahnof” e tre singoli pubblicati a inizio 2018, “Friendly”, “Contento” e “TIPAINDIE”.

Nell'estate dello stesso anno intraprende un primo piccolo tour al seguito del quale pubblica "Io&Tre", una playlist che racchiude tre nuovi singoli: “Noi”, “Bilancia” e “Magnifico”.

Nel 2019 escono come singoli “Tutto di te” e “Tangenziale”e calca il palco di alcuni dei festival estivi più importanti del momento, come Rock in Roma, Home Festival, Woodoo Fest, Noisy Naples Fest.


Noi di QBMusica lo abbiamo intervistato per voi, continuate a leggere per scoprire cosa ci ha raccontato.


Per cominciare parlaci un po’ di te. Chi è Masamasa? Puoi svelarci il significato del tuo nome?

Da Piccolino la professoressa di tecnologia mi chiamava Masaniello, che da noi si usa per definire qualcuno che fa una gran confusione.

Una volta cresciuto mi sono calmato e sentivo che quel nome non mi apparteneva più, allora l’ho riarrangiato.

Hai iniziato ad approcciarti giovanissimo alla musica, da dove è arrivata la spinta ad intraprendere questo percorso?

Forse da mio padre, che per hobby suonava il sax. In generale, non riesco a ricordare un momento della mia vita in cui la musica non fosse tutto quello che volevo fare.

Insieme a Barracano e Simoo hai fondato il collettivo “SEI LA MIA VITA”, da cosa nasce questa idea?

Ti preciso che barracano è colui che ha dato il nome, ma è una figura molto latente all'interno del collettivo, è molto concentrato sulle sue cose al momento. Comunque, l’idea nasce da alcune serate che facevamo in studio col nostro gruppo di amici: c’era gente che non aveva mai cantato, gente che invece suonava da anni etc.. La vibe di quelle serate, poco a poco, è diventato il cardine del nostro collettivo. Facciamo musica senza pensare, puro sfogo.

L’album deve il suo nome al pilota automobilistico “Fernando Alonso”, da te descritto come uno “con i sogni più grandi del posto dove si vive” dal momento che riusciva a battere la Ferrari anche con auto meno valide. Pensandoci qualche anno più tardi proprio lui è divenuto pilota di punta della Rossa. Ti rivedi nella sua descrizione? Quanto è importante credere nei propri sogni e perseverare?

Secondo me ha fatto un percorso giustissimo. Ci ha creduto fino alla fine, ma la Ferrari non è mai stata in grado di dargli un’auto valida (vedi questa stagione). Comunque è fondamentale rimanere coerenti e crederci un sacco, perché la svolta potrebbe essere dietro l’angolo.

Il tuo stile è a cavallo tra rap e indie, quali sono i tuoi modelli di riferimento?

Mi fa piacere quando qualcuno riesce ad identificare la mia musica in dei mondi ben definiti, comunque non ho dei modelli precisi. Forse solo Pino Daniele è quello a cui faccio più riferimento come personaggio, per il resto ascolto tantissima musica ma non ho role models.

Nei tuoi brani si nota una grande attenzione alle sonorità: che peso hanno musica e testo nella stesura di un pezzo?

Non sono mai riuscito a sentire le due cose in maniera separata. Non riesco a dire che un bel testo sta su un brutto beat, per me è un insieme, di conseguenza è fondamentale che tutto sia al massimo.

Hai vissuto a Berlino, capitale della musica elettronica. Quanto ti porti dietro di questa esperienza nella tua musica attuale?

Tantissimo. L’uso dei sintetizzatori, dei programmi e degli effetti, viene tutto da lì.

Concludiamo con una domanda di rito, qual è l’augurio che fai a te e alla tua musica?

Vola alto e stai tranquilla.



Simona Valentini

Arianna D'Ambrogio

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